mercoledì 6 ottobre 2010

Comunicazione e Vaticano

La notizia del Nobel per la medicina a Robert Edwards, il padre della fecondazione in provetta, e’ stata, nei siti di Repubblica e Corriere, per tutta la mattina attorno alla decima posizione. Dopo che un commentatore di Radio Vaticana ha pronunciato parole di biasimo, e’ balzata alla prima posizione.

Questo e’ il metro del provincialismo della comunicazione in Italia, ma anche di qualcosa d’altro.

Da cattolico di sinistra osservo che l’ossessione anticlericale da’ alle posizioni piu' reazionarie, ed alla destra appiattita su di esse, una forza maggiore. Non ha senso portare in prima pagina una notizia solo quando un commentatore di Radio Vaticana si esprime!

E’ provincialismo, ma per parte della sinista e’ anche qualcos’altro: e’ la voglia di menare le mani con i cattolici meno progressisti, e’ la voglia di trovare un’identita’, in mancanza di altro, nel giacobinismo.

Un esempio evergreen: il dibattito sull'evoluzionismo. Il Vaticano non e’ in alcun modo antievoluzionista. La grandissima parte dei teologi cattolici non e’ antievoluzionista. La posizione ufficiale non e’ antievoluzionista. Pero’ e’ opinione diffusa, dell’uomo della strada, cattolico e non, che lo sia. Siamo all’interno di un pericoloso equivoco perche’ l’ignoranza genera un dibattito che porta, per il formarsi delle fazioni, il problema ad emergere realmente: sempre piu’ cattolici credono di dover contrastare la scienza, sempre piu’ persone credono che i cattolici debbano farlo.

Spezzare il circolo vizioso ricordandolo, quando se ne parla senza puntualizzazioni, e’ doveroso per evitare che si proceda lungo questa china.

Postilla: perche’ il Vaticano non e’ antievoluzionista? Perche’ ha chiara la distinzione tra Verita’ e linguaggio. Dio rende necessaria l’esistenza della Verita’, ma il linguaggio per comprenderla ed esprimerla, e’ imperfetto. Linguaggio significa conoscenza, ovvero significa mente. Ergo la posizione della Chiesa puo’ cambiare e, nello specifico, possono cambiare le posizioni sulle scienze naturali.
Quello che spesso viene interpretato come antiscienza e’ invece l’opposizione filosofica, prima che teologica, alle dottrine riduzioniste, fiscaliste, funzionaliste, che, pur non avendo nessuna autorita’ di risultati, nei dibattiti vengono sottointese come dominanti e spesso fatte proprie da alcuni degli “anti-anti-evoluzionisti”.

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